Presentazione

Lo Sport è un diritto di tutti. Non è scritto nella Costituzione, della quale, con rispetto, riteniamo sia una carenza, ma lo diciamo noi. I pur lungimiranti Padri della Costituzione non potevano minimamente immaginare che proprio l’attività fisica sarebbe diventata uno dei bisogni dell’umanità.

Nell’emisfero Nord del mondo la più grave carenza non è il cibo, o l’acqua, o la libertà: è la carenza di moto, altrimenti detta sedentarietà.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità – organismo dell’ONU – già all’inizio del terzo millennio aveva inviato una raccomandazione ai Paesi “ricchi” nella quale si afferma che i loro cittadini avevano bisogno di svolgere molta attività fisica per combattere gli effetti della sedentarietà e di altri vizi moderni.

È un motivo per cui riteniamo che lo sport sia un diritto; ma ce ne sono altri: con lo sport si sta insieme, si socializza, si cerca il proprio benessere psicofisico, si prevengono le malattie e ci si libera dallo stress e si realizzano le proprie capacità.

La Nuova Atletica 87 è un’associazione di Sport Cultura e Tempo Libero, che organizza l’attività fisico-sportiva per tutti.

mercoledì 26 febbraio 2014

Lettera all'assessore

Milano, 24.02.2014
All’Assessora allo sport
del Comune di Milano
Chiara Bisconti

Gentile Assessora,
Ci vediamo costretti a tornare a Lei per fare chiarezza sull’assurda situazione che, nostro malgrado, ci vede coinvolti come fruitori del centro sportivo Carraro.
Diamo per assodato - viste le numerose comunicazioni inoltratele in proposito  nel corso degli ultimi anni - che Lei sia perfettamente al corrente  della situazione disastrosa del centro, della assoluta inadeguatezza delle manutenzioni e delle pretese dei gestori.

Facciamo chiarezza primariamente  su questo punto.
La Fidal, per consentire alle società affiliate  di fare attività, ha provveduto a stipulare con l’Assessorato allo Sport del Comune di Milano, una convenzione per l’utilizzo degli impianti sportivi comunali, con le quote relative. 
E già qui bisogna evidenziare le differenze abissali, ad esempio,  tra le strutture dell’ Arena e il Carraro, e considerare che  all’Arena gli “under” 12 non pagano quote d’ingresso e per gli atleti agonisti l’uso della palestra pesi è consentito gratuitamente a con l’ingresso in pista. Al Carraro, gli “under” 12 pagano un abbonamento e per la palestrina pesi, si pretende un’ulteriore affitto di 13 € ora. Taglieggio assurdo, immotivato e incomprensibile. Ci permetta di ricordare che la circolare tecnica della FIDAL (circolare tecnica Fidal 2012/1.3) recita che la pista debba disporre di “aree destinate allo svolgimento di attività di muscolazione, pesistica e/o a corpo libero”. Con tale funzione il progettista aveva munito il Carraro della cosiddetta palestrina.  

Il  14 febbraio  scorso ci è stata consegnata a mano dalla SSD Sportinsieme, gestore del centro sportivo Carraro, una raccomandata in cui ci viene ingiunto di pagare entro il 24 c.m. l’importo di € 8.398,00 quale corrispettivo dell’utilizzo della palestrina, il  tutto corredato dalla minaccia, in caso di insolvenza, di impedirci l’accesso alla stessa.
La nostra disponibilità a gestire con correttezza le situazioni ci aveva già portato lo scorso anno a versare alla Fidal l’importo di €4.090 relativo all’utilizzo del 2013 da parte dei nostri atleti.
Il versamento di tale somma, è stato effettuato nonostante nel 2013 non abbiamo potuto fruire di tutte le attrezzature atletiche in quanto parte delle stesse era ed è inagibile e nonostante sino all’inizio dicembre negli spogliatoi non fosse erogata acqua calda.
Le chiediamo quindi di voler intervenire presso il gestore invitandolo ad astenersi dal ripetere richieste indebite ed assurde, oltretutto corredate  da inaccettabili minacce ritorsive. 
Provvedano invece, nel rispetto degli impegni assunti, ad attuare  le indispensabili manutenzioni sì da garantire in sicurezza ed agibilità la piena disponibilità delle strutture.

La vergogna reale è la pretesa di far pagare i 13€ orari  per l’utilizzo di un locale che è improprio definire “ palestrina”,  in cattivo stato di manutenzione, locale che  è curato dalle società sportive sia per le pulizie, sia per gli interventi in caso di pioggia per salvaguardare gli attrezzi che, ricordiamo, sono tutti di proprietà delle società di atletica. 
E questa situazione si rispecchia perfettamente anche nell’assoluta mancanza di manutenzione dell’intero centro che di fatto, oggi, è ancora praticabile solo per l’enorme spirito di adattamento dei fruitori.

Come a questo punto le sarà chiaro, la situazione non è ulteriormente sostenibile e siamo nella condizione di non poter garantire la piena attività, come non siamo in grado di garantire la sicurezza nelle strutture del centro.
Quindi, in mancanza di precisi impegni atti ad eliminare assurde disparità tariffarie e a garantire l’effettiva pratica dell’atletica completa in ogni specialità, ci vedremo costretti ad azioni che richiamino l’attenzione della cittadinanza sulla vergognosa situazione  nel centro sportivo Carraro.

In merito le diamo la nostra completa disponibilità per eventuali incontri nei giorni e negli orari che ci vorrà indicare. 

A.S.D. Nuova Atletica’87     
MI 376
       Il presidente 

      Luciano Bagoli

martedì 25 febbraio 2014

Campestre Monza Domenica 23 Febbraio 2014


Domenica 23 i nostri giovani atleti sono andati in gara nel Parco di Monza; una domenica piena di sole accompagna la nostra squadra e tutti gli atleti riescono a ottenere dei buoni risultati. Alcuni alla prima gara, altri già più esperti, ecco chi ha partecipato:
Esordienti C: Calderone Matteo, Calderone Marta
Esordienti A: Caterina Potenzoni, Claudio Pezzoni, Matteo Scuratti, Gabriele Concordia
Ragazze: Laura Galletti, Michela Guastamacchia, Insaf Leghzal, Elena Mariani, Srey Rath Speranza
Ragazzi: Paolo Potenzoni, Pietro Bertoldi
Cadette: Gaia Mascherpa
Tutti gli atleti riescono a piazzarsi bene e segnaliamo il quarto posto di Claudio Pezzoni e l’ottavo posto di Insaf Leghzal. 
Ecco il link dove potete trovare tutti i risultati: http://www.tds-live.com/ns/index.jsp?pageType=1&id=5868

COMPLIMENTI A TUTTI DA PARTE DELLA SOCIETA’!!

Lettere

"È da quando si è insediato Pisapia che solleviamo il problema delle condizioni del Carraro, il caos delle tariffe per l'uso delle strutture atletiche a Milano, l'assurdità dei costi a fronte delle briciole che vengono date agli atleti del Carraro.
Per quel nulla ci sono state chieste cifre esorbitanti, immotivate.
Oggi il gestore non ci ha dato le chiavi della cosiddetta "palestrina", quella palestra di potenziamento e stretching prevista dal regolamento tecnico della Fidal, che all'Arena è compresa nell'uso della pista mentre qui ci chiedono 13 € all'ora per utilizzarla. Si noti che gli attrezzi (ad eccezione di 10 materassini) sono tutti delle società di atletica.
Ci auspichiamo vivamente che l'Assessore di questa Giunta compia un gesto di equità. Anche perchè il Sindaco che ne è a capo, in campagna elettorale disse: “I miei primi cento giorni da sindaco? In periferia, per rimettere a posto tutto quello che la Moratti in questi cinque anni ha trascurato.”  Attendiamo fiduciosi gli atti.

Vi proponiamo qui l'epistolario DELL'ULTIMO ANNO del lungo percorso.

APRILE 2013

…….
Al Carraro, rispetto alla gestione ACSI c'è tranquillità, ma la situazione è la peggiore che si registri da dieci anni a questa parte.
Martedì 23 abbiamo organizzato le gare scolastiche "Coppa Liberazione" per le scuole medie e "Coppa Puecher" per le superiori.
Per queste gare avevamo chiesto di mettere sabbia per il salto in lungo ma non è stato fatto. In verità non avremmo dovuto chiederlo, dato che la sabbia manca da due anni. Inoltre non era stata tagliata l'erba nei punti sui quali dovevano essere svolte alcune gare, sul perimetro del campo di calcio e all'esterno della pista.
In generale, di fatto non c'è manutenzione e la velocità di degrado del centro sportivo sta accelerando in modo preoccupante. 
A questo punto, noi dell'atletica che siamo i più colpiti dalla situazione, ci domandiamo per quale ragione si debba pagare le tariffe per l'uso del centro quando nessun servizio ci è reso:
- non c'è manutenzione;
- non sono stati ripristinati salto con l'asta e salto in alto;
- il salto in lungo manca del 50% della sabbia;
- "piove" in palestrina quando c'è pioggia fuori;
- "piove" nel magazzino degli attrezzi i quali marciscono (li ho coperti io con un telo di plastica);
- spesso l'acqua delle docce è fredda;
- la palestrina la puliamo noi.
Dal 2000, da quando c'è la gestione privata, Nuova Atletica 87 e Unione Sportiva Milanese, più gli atleti di altre società hanno dato una cifra di almeno 150.000 euro, a fronte di un costo reale dell'atletica per l'energia di circa 2.000 € all'anno, ricevendo nulla in cambio.
Al Direttore del centro, quando martedì è giunto al Carraro, ho detto che le cose vanno molto male e che avrei trasmesso la cosa in assessorato.
Riteniamo che la situazione sia giunta al limite.
E' la prima volta in assoluto che assito alla totale assenza di manutenzione.
Per l'uso della palestrina di m 10 x 10 (uno stanzone), da noi attrezzata, paghiamo 13 € all'ora: un'autentica vergogna. Non esiste in tutta Milano una simile situazione.
Il regolamento della Federazione di Atletica prevede che la pista debba disporre di una palestra per la preparazione atletica. Bene, la palestrina c'è, seppur misera. E' la palestrina per l'atletica fin dall'origine. Ma lo scorso ottobre l'attuale gestore voleva togliercela per alcune ore tra le 17 e le 20 per fare corsi per adulti. Gli ho risposto che se l'avesse fatto il giorno dopo avremmo fatto atletica in Piazza della Scala. 
Ho visto la proposta di contratto inviato alla FIDAL di Milano per la fruizione dell'impianto di atletica e della palestrina. Il gestore ha chiesto 25 € all'ora per l'atletica. E' sorprendente che non sappia che la tariffa per l'uso dell'impianto di atletica in realtà è quella degli abbonamenti per gli atleti e non c'è una tariffa oraria se non per uso privato. Inoltre, non va dimenticato che spesso si pratica contemporaneamente atletica e rugby o calcio, che pagano entrambi. Inoltre c'è la richiesta dei 13 € per la palestrina.
Al di la della confusione sulle tariffe, siamo costernati nel constatare che non c'è intervento, neppure nelle cose ordinarie. Se tale situazione dovesse perdurare il Carraro subirà in tutti i settori danni che richiederanno costi molto maggiori di quelli preventivati. 
Il ripristino dell'atletica richiederebbe poche cose affinché la struttura sia agibile per gare giovanili, ma da ciò che vediamo crediamo che manchi totalmente la volontà.
A fronte di questa situazione ci vediamo pertanto costretti a richiedere un serio incontro atto a ridiscutere la questione Carraro.
Ti ringrazio per la cortesia.
Cordialmente.
Luciano

Lettera inviata a ….  il 29.4.2013 (alle 00.34)




GIUGNO 2013

All’Assessore allo Sport del Comune di di Milano


CARRARO, situazione al giugno 2013.
A seguito delle comunicazioni telefoniche, dopo gli incontri dei mesi scorsi, riteniamo doveroso porre all’attenzione dell’Assessore la situazione del centro sportivo Carraro.
Di fatto è trascorso un anno sportivo e la situazione è invariata e per alcuni aspetti peggiorata, sia per quanto riguarda gli aspetti strutturali sia per le relazioni con le società sportive. Il “campus” estivo è il caso emblematico. Partiamo da quello.
Le società sportive operanti presso il Carraro che chiesero di effettuare il “campus” estivo (Milan calcio e CUS Milano rugby) ebbero dal gestore risposta negativa. Mesi fa l’Assessore, nell’apposita riunione convocata in Assessorato, disse che il Campus sarebbe stato “realizzato dal gestore con il contributo delle società”. La settimana successiva fu svolta una riunione serale con una persona inviata dal CSI per tracciare le linee generali di quanto si sarebbe fatto. Le società hanno posto in evidenza punti critici e hanno dato la loro disponibilità. 
Dall’atletica 3 atleti della Unione Sportiva Milanese, studenti universitari con esperienze di centri estivi, danno disponibilità per svolgere il ruolo di animatori a tempo pieno; gli istruttori sono inoltre disponibili per attività sportive in orario pomeridiano. Il CUS Milano Rugby da’ massima disponibilità con i propri istruttori e all’elaborazione del progetto. Il Milano calcio comunica che indirizzerà i propri iscritti. Non è seguita altra riunione.
A metà di maggio non ci sono notizie della realizzazione del campus al Carraro; sul sito del CSI non compare il Carraro tra i luoghi dove l’Ente organizza i campus. Il direttore del Carraro, Simone Livraghi non ha notizie.
Il sottoscritto riferisce la situazione a Jacopo Gandin (il quale non è a conoscenza della cosa) e sottolinea che ormai sarebbe comunque troppo tardi per avviare l’attività, dato che i bambini sono già iscritti nei vari centri estivi. Gandin telefona al presidente del CSI e due giorni dopo alle società giunge per posta elettronica la bozza del volantino promozionale. Non seguono volantini stampati e non si hanno notizie.
La situazione si ripercuote in diversi modi: ostruzione delle attività delle società sportive; danno economico alle società, dato che i campus rappresentano anche una fonte di entrate. Danno economico anche alle persone dato che gli animatori difficilmente troveranno collocazione altrove. Anche la società di chi scrive viene danneggiata, in quanto ha rinunciato ad attività in altri centri, essendo il Carraro il luogo nel quale gli istruttori dei giovani della Nuova Atletica 87 avrebbero dovuto realizzare l’attività sportiva. 
Questo è il secondo caso, preceduto da quello analogo delle vacanze natalizie quando la società calcistica aveva chiesto di effettuare un campus invernale. Fu data risposta negativa poiché il gestore avrebbe dovuto svolgere un suo “centro invernale”. Sono comparsi alcuni volantini ma il centro invernale non è stato svolto.
La situazione strutturale è stata già evidenziata. Non ci sono stati interventi di manutenzione sui tetti e quindi piove nei corridoi, nel bar, nella palestrina di atletica, nel magazzino attrezzi di atletica nella quale sono ospitati anche attrezzi della società di calcio. I rattoppi effettuati dall’ ATI erano rattoppi, non interventi strutturali. Il direttore del Carraro non ha i soldi per comperare dei teli in cellophane per coprire gli attrezzi di atletica nel magazzino i quali sono stati coperti da noi. Meglio sarebbe stato mettere dei teli in cellophane sul tetto, come suggerito, ma non è stato fatto.
Numerose volte gli atleti hanno lamentato che l’acqua delle docce è fredda. Le pulizie sono al minimo e certi spazi sono puliti direttamente dalle società.
Sono state rilevate difficoltà nella gestione del verde e nelle manutenzioni dei campi; ma il centro non dispone di macchine proprie e si deve rivolgere ad esterni.
Il Carraro non disponeva  delle porte per il calcio a 7;  le ha acquistate la società di calcio.
Le attrezzature di atletica di salto in alto e salto con l’asta non sono state ripristinate. Così l’unico allenatore della zona sud di salto con l’asta è andato altrove. I cordoli della pista sono sempre divelti.
Le attività sportive rispetto agli anni precedenti si sono ridotte e ciò mette in difficoltà anche il gestore del bar.
Il cittadino che entra nel Carraro casualmente nota immediatamente che le società presenti convivono in pieno accordo, con Rugby e calcio assieme all’atletica, tennis arti marziali e pugilato nello stesso spazio. Allo stesso tempo notano che quei ragazzi sono in gran numero di origine straniera (almeno il 75% nel calcio). Queste società, inoltre, hanno sviluppato collaborazioni sportive con associazioni che assistono giovani in difficoltà.
Di fatto si svolge un servizio sociale primario che coinvolge centinaia di giovani e famiglie. 
Ma qualche dirigente sportivo sta pensando di trasferire in altro luogo le attività della propria società. Se accadesse sarebbe una sconfitta enorme per il quartiere e non solo; si aprirebbe una falla nel tessuto sociale con gravi rischi involutivi.

A seguito di quanto esposto, si osserva che la situazione e gli atteggiamenti della gestione sono molto diversi rispetto a quanto prospettato dall’Assessore negli incontri effettuati con le società sportive con conseguente caduta verticale della fiducia. 
Quanto riportato è la sintesi dello scambio di opinioni tra dirigenti di società. Questi dirigenti la scorsa settimana hanno comunque chiesto un incontro con il gestore del Carraro.
11 giugno 2013.

       Luciano Bagoli


DICEMBRE 2013

All’Assessore allo Sport Del Comune di Milano Chiara Bisconti


Gentile Assessore,
 le inviamo la presente per esporle, nella sua complessità, la situazione attuale dell’atletica leggera presso il Centro Sportivo Carraro. Tale situazione riguarda la condizione delle strutture e delle attrezzature, la manutenzione, le tariffe. Alla luce delle numerose precedenti comunicazioni essa non è migliorata rispetto a quanto già denunciato ma, al contrario, è peggiorata.
La condizione nella quale gli atleti di Nuova Atletica 87, Unione Sportiva Milanese, Associazione Arbitri e atleti di altre società praticano l’atletica leggera è la presente: 
La pista  è in condizioni accettabili nella consistenza del manto ed ha ancora buone caratteristiche tecnologiche. E’ però in rapido degrado con diversi punti molto erosi,  linee delle corsie e segnaletica di gara quasi cancellate.  Cordolo interno in alluminio mancante, deformato o divelto da macchine operatrici per  alcune decine di metri.  In diversi punti si stanno creando delle fessure longitudinali; in altri punti il manto ha ceduto, in prima corsia in prossimità del cordolo, a causa di infiltrazioni di acqua nel terreno sottostante. Le canaline di scolo interne sono dissestate in numerosi punti.
In diverse aree della pista, e specialmente sulla pedana del salto in alto e lancio del giavellotto, stanno creandosi colonie di muschio molto estese. Ciò a causa del fatto che la pista è più bassa del terreno circostante e del campo di calcio.
Pedane e attrezzature dei salti e dei lanci. Come già detto, vi è muschio sulle pedane del salto in alto e del giavellotto (qui particolarmente esteso). La pedana del salto in lungo, che è a livello più basso del campo di calcio del quale, quindi, raccoglie l’acqua in caso di pioggia forte, ha le assi di stacco marce.
I materassi e l’impianto del salto con l’asta non sono stati ancora riposizionati, dopo che sono stati tolti da noi a seguito di una tempesta che ne aveva divelto i supporti nel dicembre 2010.
Del salto in alto non ci sono i propri materassoni e sono stati usati tre materassi che fanno parte del materasso di caduta del salto con l’asta.
La pedana dei lanci del disco e del martello non è utilizzabile poiché la gabbia ha la rete smontata e dal 2011 è stata collocata, arrotolata, sul cerchi di lancio. La pedana del lancio del peso è priva del fermapiedi che è stato divelto, presumibilmente, da chi effettuava il taglio dell’erba.
In merito alle altre strutture e ai servizi: la “palestrina”, che è tra le strutture previste dal regolamento della FIDAL ed è perciò adibita alla preparazione fisica (vedere la Circolare Tecnica 2012,  punto1.3), ha diverse infiltrazioni di acqua dal tetto in caso di pioggia o neve. Tutte le attrezzature che la corredano sono delle società di atletica, ad eccezione della spalliera e dei materassini “Sarneige”.
La pulizia della palestrina, sia quotidiana che straordinaria, è effettuata dalle società di atletica.
Servizi: le docce sono state pressoché sempre fredde dall’autunno del 2012. Il magazzino attrezzi è condiviso con il calcio e le società di atletica ne effettuano le pulizie periodiche. Inoltre hanno avuto cura di proteggere gli attrezzi dalle infiltrazioni d’acqua dal tetto, dato che in magazzino vi sono copiose infiltrazioni in caso di pioggia o neve. In particolare, sono stati coperti con un telo impermeabile i materassi di gommapiuma privi dal loro telo di plastica, e sono stati posizionati su ostacoli affinché non tocchino il terreno. 
In merito alla manutenzione, come sopra descritto, si rileva che non sono stati effettuati lavori atti a rendere fruibili salto in lungo (utilizzabile per attività minimale per giovani, pur sempre con rischio), salto con l’asta, lancio del disco e del martello. Il lancio del peso e il salto in alto sono anch’essi utilizzabili per attività minimali d’allenamento o scolastiche. I materassi utilizzati per il salto in alto mancano comunque della copertura atta a proteggerli dalle intemperie.
La pista non ha avuto alcun intervento avente lo scopo di conservarne la qualità e prevenire il degrado (come da noi più volte caldeggiato), ma ha visto diversi interventi da parte delle nostre società per rimuovere le erbe infestanti che crescono sotto la prima corsia in corrispondenza del cordolo. In alcuni casi si tratta di piante di fico che abbiamo puntualmente reciso per evitare che sollevassero la pista con le loro radici.  
La manutenzione e il ripristino dei numerosi ostacoli rotti dai calciatori,  perché le squadre serali li usano come “porticine”, è stata effettuata dalle nostre società. 

In questa situazione praticano attività circa 150 atleti, dirigenti e tecnici, i quali con animo sereno e, ci vien da dire, con spirito di abnegazione, hanno sempre collaborato alla vita dell’atletica e alla sua promozione contribuendo all’organizzazione delle attività societarie, alla realizzazione delle competizioni scolastiche e alla manutenzione di strutture e attrezzature.

Stante questa situazione il Gestore recentemente ci ha inviato (in realtà l’ha inviato alla Nuova Atletica 87) un nota spese relativa all’uso della palestrina di ben 12,200,00 €.
A tale costo si aggiunga quello delle tessere d’ingresso acquistate presso la FIDAL Milano per oltre 4.000 €. Complessivamente siamo quindi a oltre 16.000 €. Tale cifra, a fronte di quali strutture e attrezzature e di quali servizi ci viene richiesta? 
L’atletica, presso il Carraro, vede una situazione di grave degrado strutturale, la ridotta o non disponibilità della maggior parte delle attrezzature con forte danno tecnico agonistico per le società, la mancanza di manutenzione e quant’altro sopra descritto. 
Se per il Gestore la presentazione della nota spese è un atto dovuto, essa deve essere presentato a fronte della disponibilità completa ed efficiente delle strutture, delle attrezzature e dei servizi. 
Vogliamo porre in risalto la questione della “palestrina”, per la quale si chiedono 13,00 € all’ora. E’ una questione già posta ma che si rende assolutamente necessario riproporre. 
La “palestrina” è uno stanzone di m. 10 x 10 - con tali misure evidentemente non è ne’ palestra ne’ palestrina  - ma è una sala adibita “allo svolgimento di attività di muscolazione, pesistica e/o a corpo libero” (circ. Fidal citata). 
Essa è attrezzata dalle società per rispondere alle esigenze di preparazione fisica degli atleti e alle caratteristiche tecniche per gli impianti secondo le norme FIDAL. La sua superficie è 8 - 10 volte inferiore a quella di una media palestra scolastica, oltre 10 volte meno di quella del palazzetto del Carraro, non ha caratteristiche strutturali e non risponde alla normativa che la renda utilizzabile per attività di squadra e può contenere non più 12-15 persone in attività. Ma una palestra scolastica costa 10 € all’ora, il palazzetto del Carraro costa 24 € all’ora ed è oltre 1000 mq. 
Non si capisce quale “ratio legis” abbiano adottato coloro che hanno determinato la tariffa oraria: costo al mq? Perché pensavano che servisse per attività commerciale? O che altro? E’ evidente che chi ha proposta la tariffa per la palestrina non conosceva la struttura e a quale fine fosse rivolta, con la conseguenza che il costo proposto è assolutamente spropositato. Inoltre, facciamo osservare che una struttura similare presso l’Arena ha costi nulli per le società di atletica.
In merito alla questione delle tariffe, poniamo in evidenza che all’Arena i bambini al di sotto dei 12 anni non pagano alcuna quota d’ingresso.
Tale situazione è ancor più stridente se si considera l’ indiscutibile attività di carattere promozionale e sociale svolto dalle nostre società sul territorio.
Crediamo di aver adeguatamente posto in risalto sia le condizioni della pratica atletica presso il Carraro, sia la macroscopica incongruità delle richieste economiche a fronte di gravi inadempienze in forma di carenze strutturali e di attrezzature, di degrado delle stesse e di servizi non resi. 
Le chiediamo pertanto un incontro atto a ridefinire coerentemente costi attuali e future tariffe, con l’auspicio che l’Amministrazione comunale sia parte attiva nel conseguimento di una condizione strutturalmente adeguata alla pratica sportiva ed equa nelle tariffe.
In attesa di riscontro inviamo cordiali saluti.
Nuova Atletica 87 – Luciano Bagoli     U.S. Milanese – Amedeo Nicoli


(dicembre 2013)

venerdì 21 febbraio 2014

Samia Yusuf Omar

La pista del Centro Sportivo Carraro sarà intitolata a Samia Yusuf Omar. La nostra società può solo condividere ed essere contenta per questa scelta dell'Assesorato allo Sport di Milano. Infatti l'idea che "tutti gli uomini nascono liberi e uguali", l'impegno per il "terzo mondo", per la solidarietà, la fratellanza e l'uguaglianza, per chi vive nel disagio, per l'equità, per i diritti dei popoli, sono nel DNA della nostra società: non a caso promuoviamo il Mercato Equo e Solidale e siamo associati aLibera i cui simboli portiamo sulla maglia.
Abbiamo deciso si dedicare a Samia Yusuf Omar una delle competizioni delle gare di atletica dei Giochi Sportivi Studenteschi Sud Milano.
Peccato, però, che l'atletica al Carraro sia trattata come il "terzo mondo" dello sport milanese.

L'atleta somala Saamiya Yusuf Omar.


L’ULTIMA CORSA DI SAMIA (32.12 nei 200 m a Pechino)
Gli sbarchi di questi giorni a Lampedusa di tanti disperati fanno tornare alla memoria la storia di Samia Yusuf Omar. Era la più grande di sei figli di una famiglia di Mogadiscio. La mamma gestiva un negozio di frutta. Il papà non l’aveva più: ucciso da un proiettile di artiglieria.
La storia di Samia, nata nel 1991, la racconta la scrittrice italiana di origine somala, Igiaba Scego, su ‘Pubblico’. Storia triste, amara. L’avventura di una ragazza della Somalia appassionata di atletica.

La sua figura ritorna oggi, in bilico tra Lampedusa – presa d’assalto da chi rischia la vita per sfuggire alla fame e, forse, alla morte – e le Olimpiadi di Londra. Direte: che c’entrano le Olimpiadi di Londra? C’entrano, centrano eccome!

Il pianto e il sorriso, il sorriso e il pianto. Perché la vita di questa ragazza dagli occhi malinconici, oggi, qualcuno la vede in parallelo con i grandi successi di un altro atleta somalo dal diverso destino: Mo Farah. Giunto in Inghilterra da rifugiato, Mo Farah è diventato oggi un eroe nazionale proprio per aver ‘firmato’, da protagonista, naturalmente a Londra, due straordinari successi sui 5 e i 10 mila metri.

Davanti al successo di Mo Farah, Abdi Bile, altro atleta-eroe per i somali, l’uomo che nel 1987, a Roma, ha vinto un oro nei 1500 metri, primo atleta somalo a farsi notare nell’atletica leggera mondiale, invita tutti a non dimenticare Samia.

“Siamo felici per Mo, è il nostro orgoglio – dice oggi Abdi Bile – ma non dimentichiamo Samia”.
Appena Abdi pronuncia queste parole, un grande silenzio avvolge i componenti del comitato olimpico nazionale. Lo sport unisce. Fatica, impegno, concentrazione, vittorie. Ma anche ricordi. Belli e, qualche volta, meno belli. Ma non meno intensi.

“Ricodiamoci di Samia Yusuf Omar …”. Parole che vanno dritte al cuore non soltanto di milioni di somali, ma anche di chi vede nello sport il trionfo della vita sulle difficoltà della stessa vita.

E’ Abdi che ricorda l’avventura di Samia che, nel 2008, appena quattro anni fa, piccola e gracile, partecipa alle Olimpiadi in Cina. Partecipa, naturalmente, per rappresentare il suo Paese, la Somalia. La piccola Samia prende parte alla gara dei 200 metri femminili di Pechino nel 2008.

Non vince. Anzi è ultima. Ma che importa? Per lei, arrivata da un Paese povero, piccola e gracile, essere a Pechino era già un grande successo.

Tornata a Mogadiscio è felice: “È stata – amava ripetere – un’esperienza bellissima. Ho portato la bandiera somala, ho sfilato con i migliori atleti del mondo”.

“Non dimentichiamo Samia”, dice Abdi, con le parole rotte dal pianto. Quattro anni dopo la vita di Samia è cambiata. Nel suo Paese non ce la faceva più. Troppe difficoltà. Troppa povertà. Così, come tante altre donne più giovani e più anziane di lei, come tanti uomini e come tanti ragazzi e ragazze della sua avara terra, Samia ha provato a raggiungere l’Occidente per ricostruirsi la vita.

Eccola su una ‘carretta del mare’. Pronta ad attraversare il Mediterraneo. Per raggiungere Lampedusa. O le coste della Sicilia. O la Puglia. Per salvarsi. Provando a lasciarsi alle spalle la disperazione. E forse la morte.
Ma il destino ha voluto – così si racconta – che la ‘carretta del mare’ sulla quale viaggiava Samia … 

Insomma, addio a questa splendida ragazza, inghiottita dal mare come tanti altri uomini e tante altre donne.
“Ricordiamoci di Samia”. E non dimentichiamo mai che gli uomini e le donne che sbarcano in questi giorni a Lampedusa sono esattamente come noi e come Samia: uomini e donne che sognano e sperano in un destino migliore.


“PUBBLICO”

Mo Farah, arrivato da rifugiato in Uk, ora è l’eroe nazionale: dopo aver vinto 10′000 e 5’000 metri è stato ricevuto anche da Cameron.  Saamiya,  invece, che aveva corso i 200 metri alle Olimpiadi di Pechino – erano solo in due gli atleti somali – a Londra non c’era: è morta in una carretta del mare cercando di raggiungere l’Occidente per fuggire dalla guerra.
di Igiaba Scego
Usain Bolt e Mo Farah a Londra

Una delle foto delle Olimpiadi di Londra più condivise sui social network è stata quella di Usain Bolt danzante accanto al giovane e sorprendente atleta britannico Mo Farah. Il re delle olimpiadi scherza con il re d’Inghilterra è stato detto da più parti. Infatti Mo Farah dopo aver dominato le sue due discipline, 10000 metri e 5000 metri, è stato celebrato in pompa magna sia dalle istituzioni sia dal pubblico del suo paese.
Cameron lo ha ricevuto a Downing street, la Royal mail in suo onore ha fatto dipingere d’oro la casetta postale di fronte all’ufficio di Isleworth Post e molti inglesi dopo il suo exploit stanno meditando di chiamare i prossimi eredi Mo. In poco tempo un ragazzo semplice e un po’ timido è diventato il simbolo di un paese intero. Anzi di due paesi a ben vedere. Infatti Mo Farah è di origine somala. È nato nel 1983 a Mogadiscio, in Somalia, un paese ancora oggi devastato da una tremenda guerra civile.
Oggi la Somalia è alla vigilia di un voto delicato, il 20 agosto si sceglierà infatti il nuovo presidente. Un voto molto atteso quello del 20 che potrebbe davvero traghettare il paese verso un futuro fatto di pace e speranza. I dubbi sono ancora tanti, l’esito delle elezioni incerto, ma i somali sembrano crederci sul serio questa volta. Anche chi aveva riparato all’estero medita ora di tornare, se non per sempre, almeno per dare un’occhiata. I voli per Mogadiscio sono pieni da mesi, non c’è un posto fino a Novembre dicono i bene informati.
C’è fermento. Certo trovare casa a Mogadiscio non è facile. Solo un piccolo lembo di terra è stato“pacificato”. Ed è in questo lembo che si svolge la vita politica e sociale della nuova Somalia. Il tutto naturalmente ha costi proibitivi e questo non salva comunque da eventuali attacchi kamikaze di Al Shabbab, il gruppo fondamentalista somalo legato al terrorismo internazionale. Per questo gli affitti di Mogadiscio sono alle stelle. Le quotazioni del mercato immobiliare sfiorano quelle del Marais a Parigi. Puro surrealismo di guerra.
Ma molti danno fondo ai risparmi, pur di assistere a una giornata annunciata da più parti come storica. C’è chi ha aperto ristoranti dopo 25 anni vissuti in occidente, chi fa dell’import-export tra Turchia e Somalia, chi sta lì solo per nostalgia. C’è un po’ di tutto in questa Mogadiscio 2012. Una realtà in movimento di cui i media globali si occupano poco e ancora con vecchi schemi da guerra fredda. Ed è questa realtà in movimento che Mo Farah ha in qualche modo rappresentato con la sua falcata da ghepardo. Una corsa inarrestabile la sua. Bellissima.
Una corsa che ha potuto fiorire grazie all’interessamento del suo professore di educazione fisica Alan Watkinson. Mo che sognava l’Arsenal e un ruolo come ala destra, si è trovato invece in una notte d’Agosto ad essere incoronato, da uno stadio, re d’Inghilterra. Da ragazzino rifugiato che non sapeva parlare una parola d’inglese a stella dello sport. Carriera fulminante quella del giovane anglo-somalo. Rimarrà indelebile nella mente di molti l’abbraccio di sua figlia Rihanna a fine corsa e il bacio di Tania, la compagna, in dolce attesa di due gemelli. Cartoline da incorniciare, soprattutto per una comunità come quella somala che ha tanto sofferto negli ultimi anni.
Ma le facce di una medaglia sono sempre due. Se in una c’è la gloria di Mo Farah, l’altra racconta di una Somalia che soffre ancora e che ha smesso di credere in un futuro possibile all’equatore. A ricordare il lato oscuro della storia è stato un ex atleta somalo, l’unico ad aver vinto una medaglia per questo paese in perenne conflitto. Il suo nome è Abdi Bile. Uno sconosciuto in Occidente, un eroe per i suoi connazionali che ricordano ancora con emozione l’oro nei 1500 metri vinto ai mondiali di Roma del 1987.
Un Abdi Bile invecchiato, ma sempre indomito, si è rivolto con il suo somalo d’altri tempi ad un platea riunita per ascoltare i membri del comitato olimpico nazionale. Fa una domanda Abdi Bile, chiede: “sapete che fine ha fatto Saamiya Yusuf Omar?”. Nessuno conosce questa ragazza. Abdi Bile spiega con pazienza che la ragazza ha partecipato ai giochi di Pechino 2008. Erano in due a tener alto il vessillo della Somalia durante la parata olimpica, una era proprio Saamiya. La gente mormora.
Si vergogna un po’ di non sapere il nome di questa ragazza che tutta sola è andata a correre i suoi 200 metri in quel di Pechino. Abdi Bile ha la voce strozzata, non sa come continuare il suo racconto. Una lacrima scende su quel viso segnato. Qualcuno gli tende un fazzoletto, ma lui dice “non ne ho bisogno” poi prosegue “la ragazza, Saamiya è morta … morta per raggiungere l’occidente. Aveva preso una caretta del mare che dalla Libia l’avrebbe dovuta portare in Italia. Non ce l’ha fatta. Era un’atleta bravissima. Una splendida ragazza”.

Il pubblico applaude. Un po’ per smorzare quella tensione infame, un po’ perché quel dolore è anche il proprio dolore. Tutte le famiglie somale hanno avuto a che fare con quelle carrette. Tutti hanno avuto dei prigionieri nei lager libici o dei morti nel mar Mediterraneo. Saamiya e Mo due destini simili che hanno preso strade diverse. Anche Saamiya come Mo per partecipare ai giochi di Pechino 2008 aveva fatto molti sacrifici. Il paese era dominato dai fondamentalisti islamici, gente che non vedeva di buon occhio una donna che faceva sport. Ma Saamiya aveva dei sogni. Era cresciuta in povertà, la più grande dei sei figli. Voleva farcela a tutti i costi. Sentiva che se si fosse allenata bene qualcosa la vita le avrebbe donato.
Londra 2012 era nei suoi programmi. Dopo Pechino non le sembrava poi così lontana quella terra magica che aveva dato asilo a molti suoi connazionali,.
Girando per il web ci si imbatte spesso nel volto adolescente di Saamiya. Lei avvolta dall’azzurro della divisa somala e con una fascia bianca per tenere lontani dalla fronte i suoi bei ricci neri. Wikipedia ha una scheda su di lei. Wikipedia sa che Saamiya è nata nel 1991, il primo anno di guerra in Somalia, ma non sa che è morta nel mar Mediterraneo.
Mo Farah e Saamiya Yusuf Omar due ragazzi, lo stesso paese di nascita, destini incrociati e opposti. “Siamo felici per Mo, è il nostro orgoglio” dice Abdi Bile “ma non dimentichiamo Saamiya”. Il presidente (o la presidentessa: sono ben due le donne candidate) che uscirà dalle urne somale dovrà tener conto di questi due destini se vorrà traghettare questo paese ferito verso un futuro senza guerra.

martedì 18 febbraio 2014

Sport e Shoah

Il libro: Si tenteranno d’offrire qui soltanto gli elementi iniziali d’un discorso. Spunti per nuove e più puntuali riflessioni. Materiali di primo approfondimento, che potrebbero avere delle positive ricadute all’interno della scuola presentando alle giovani generazioni la storia della Shoah da un versante poco frequentato. In luogo di quadri generali si proporranno all’attenzione casi esemplari. Vissuti individuali. In ciò assecondando la pedagogia alla base dello Yad Vaschem di Gerusalemme, il più importante Museo dell’Olocausto esistente al mondo e Scuola internazionale di studi sulla Shoah. La distruzione di massa, la “soluzione finale” del popolo ebraico pertanto come storia innanzitutto di vite umane. Di uomini e donne in carne ed ossa. Un’umanità, fissata nelle sue molecolari individualità, che posta di fronte al dramma cieco dello sterminio ha dovuto scegliere e confrontarsi con molteplici interrogativi di natura etica. Qualsiasi soggetto, “vittima, carnefice o spettatore” che sia, è sempre infatti, riprendendo uno dei principali assunti della storiografia sulla Shoah, chiamato di suo, nell’intimo della propria coscienza, a decidere e prendersi delle fondamentali responsabilità morali. Optando cioè per la vita o la morte, resistere od obbedire, opporsi o mostrare indifferenza, salvare o tradire. Rendendosi direttamente o indirettamente complice, oppure dimostrandosi, nella sua essenza più pura, autentico essere umano.
L’autore: svolge attività di ricerca presso l’Università di Roma Tor Vergata. Membro del Consiglio Direttivo della “Società Italiana di Storia dello Sport” (SISS), è autore di svariati saggi storici. Tra i suoi volumi più recenti:Lo sport e la Grande Guerra, Roma, 2001; Scrittura e sport. Primi sondaggi Otto-Novecenteschi, Verona, 2003; Sport e fascismo: il caso dell’atletica leggera, Palermo, 2003; Dorando Pietri dalla Via Emilia al West, Palermo, 2004;Compagni di squadra. Racconti non solo di sport, Milano, 2006; L’addestramento ginnico-militare nell’esercito italiano. 1946-1990 (con A. Teya), Roma, 2007; Due secoli di Arena e grande atletica a Milano, Milano, 2007; Pugni chiusi e cerchi olimpici, il lungo ‘68 dello sport italiano, Milano, 2008; per sedizioni cura la collana di Storia dello sport e ha pubblicato: Il mondiale dei destini incrociati - campionati del mondo di ciclismo su strada a Varese (con Antonio Ferretti) nel 2008, il romanzo Le resistenze di un bibliomaratoneta nel 2009, il saggio L'olimpiade dimezzata - storia e politica del boicottaggio nello sport nel 2010; e ancora: Pape Milan Aleppe: il Milan è un linguaggio di poeti e prosatori, 2010; ha curato il volume Che Guevara, il rugby, e altri scritti sulla palla ovale, 2011: e assieme a Claudio Gregori, Poi Milan e Benfica: 1963 la prima coppa dei campioni italiana, 2013.

giovedì 13 febbraio 2014

Manutenzione Carraro

Bordo della pista pieno di erbacce e di muschio. Il cordolo è rotto. 

Corridoio degli spogliatoi non esattamente in ottime condizioni.

Spigolo del muro un po' rovinato.

Il verde che vedete sulla pista non è perché hanno provato a cambiare colore al tartan. È muschio.

La "vernice verde naturale" che si chiama muschio.

La manutenzione del salto con l'asta non ha rivali.

Il soffitto dei corridoi, si stanno formano le stalattiti.

domenica 9 febbraio 2014

Piscina del salto in lungo

Venerdì è caduta un po' di pioggia ma noi ci siamo allenati ugualmente coperti da un normale K-way. Non abbiamo potuto effettuare tutto l'allenamento, perché la pedana e la buca del salto in lungo erano allagate. Ecco la condizione alle ore 18:30. La pioggia, non forte ma insistente, dolcemente degradava dal campo di calcio verso la pedana del salto in lungo e la pista. Ciò perché il campo di calcio è situato almeno 15 cm più in alto.

venerdì 7 febbraio 2014

Situazione Carraro

Non è il buco del topolino Jerry nel muro. È un angolo dal quale cade un rivolo d'acqua nella cosiddetta "palestrina" di atletica del Carraro. È uno stanzone di 10 x 10 m, per il quale il Comune alcuni anni fa ha deliberato che si deve pagare 13,00 € all'ora (!!!). Notare il muro tutto umido e ammuffito.
Gli attrezzi sono della Nuova Atletica 87 e Unione Sportiva Milanese. Infatti la FIDAL prevede che una pista di atletica debba disporre di una sala pesi e di ginnastica. All'Arena per una struttura similare non si paga l’affitto.
La bufera del 2010 aveva spezzato una piantana della gabbia del lancio del disco. La gestione ACSI aveva smontato la rete della gabbia e l'aveva posizionata nel cerchio di lancio. Là giace in pace.
Il salto con l'asta è ridotto in questo stato. Nel dicembre 2010 una bufera aveva sradicato uno dei ritti. La Nuova Atletica 87 aveva smontato tutto per metterlo in sicurezza. Dal gennaio 2011 al luglio 2012 il gestore è stato l'Ente di promozione sportiva ACSI non ha rimontato i ritti. Dall'agosto 2012 ad oggi i gestori, ACLI e CSI, non hanno cambiato nulla. Questo è lo stato del materasso di caduta (quello arancione traforato) in questi giorni.

martedì 4 febbraio 2014

Anita B.

Giovedì 6 Febbraio alle ore 21, presso l’Auditorium G. Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano, corso di Porta Vittoria 43 si terrà la proiezione del film "Anita B." di Roberto Faenza, in prima assoluta nel capoluogo lombardo.
Presentato il 16 gennaio scorso, il film, tratto dal libro di Edith Bruck "Quanta stella c'è nel cielo" - dedicato alla vicenda di una ragazzina ebrea all’indomani della liberazione da Auschwitz - non è mai giunto nelle sale cinematografiche di Milano, e ancora non è in programmazione.
Non è un film sul lager, è piuttosto un film sul “dopo”, sul tormentato ritorno alla vita di una ragazzina dopo la catastrofe. Eppure gli esercenti di Milano hanno rifiutato di proiettarlo con la motivazione che “la gente non vuole vedere un altro film sui Lager”, una motivazione tanto più inaccettabile nei giorni vicini al 27 gennaio, "Giorno della memoria".
La Camera del Lavoro di Milano, l'ANED e l’ANPI hanno deciso di organizzare questa proiezione straordinaria del film di Roberto Faenza per difendere il diritto di un regista a non essere censurato e di essere giudicato dagli spettatori. E' una battaglia per la libertà di espressione, contro la censura, e anche per affermare che fare i conti con i Lager e con le conseguenze dello sterminio nazista è un dovere della cultura e della società italiana.
Alla proiezione seguirà un incontro con il regista Roberto Faenza, Graziano Gorla, Segretario Generale della Camera del Lavoro e Dario Venegoni vicepresidente dell’ANED.

Durata film: 90 minuti

Ingresso gratuito, fino ad esaurimento dei posti.